lunedì 29 luglio 2013

Agenzie viaggi, la crisi nera delle vacanze da catalogo
La domanda sorge spontanea: ora che possiamo prenotare il volo e l’albergo online, noleggiare l’auto dallo smartphone e prenotare l’escursione nel deserto dalla scrivania del nostro ufficio, come se la passano le agenzie di viaggio? La risposta è solo una: male. Molto male. Uscire da casa, andare in un’agenzia e sfogliare il classico catalogo per prenotare le vacanze per tanti ormai appartiene alla preistoria. Come andare in carrozza anziché con l’auto, per intenderci. Così le classiche vetrine con le ultime offerte per il Kenya o l’Argentina via via scompaiono dalle nostre città. Serranda abbassata, dopo serranda abbassata. 
Secondo l’ultimo sondaggio di Confesercenti-Swg, quasi la metà degli italiani (46%) quest’estate ha prenotato le vacanze da solo, tramite Internet o il telefono, senza passare da un’agenzia di viaggio. Un aumento di 9 punti percentuali rispetto al 2004, quando i viaggiatori fai da te erano fermi al 37 per cento e quelli che si affidavano alle agenzie al 24. Quest’anno, invece, solo l’11 per cento si rivolgerà a un’agenzia o a un tour operator. 
Ancora più preoccupanti i dati dell’Osservatorio nazionale sul turismo relativi all’estate scorsa: tra chi ha fatto le vacanze in Italia, solo l’8 per cento è entrato in un’agenzia. Il dato sale invece al 29% tra chi ha trascorso l’estate all’estero. Con una riduzione del volume d’affari, tra il 2011 e il 2012, di oltre il 25 per cento. Meno tre miliardi di euro. Perdite, dicono dalle associazioni di categoria, dovute anche al sommerso. Nel 2012, spiegano dalla Fiavet (Federazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo), «stimiamo che quasi 2 miliardi di euro di fatturato provengano da questi movimenti sommersi e che ciò porti ad un mancato gettito Iva per lo Stato di 382 milioni di euro e oltre 19 mila posti di lavoro in nero o non imputabili al settore». 

«L’anno più drammatico per la flessione dei fatturati è stato il 2012, dal 2010 fino a quell’estate si è registrato il picco di meno 50 per cento del giro d’affari», spiega Amalio Guerra, presidente di Assoviaggi, Associazione italiana agenzie di viaggio. «Quest’anno si registra una riduzione delle imprese totale che va dal 5 al 10 per cento. Senza contare il mondo dell’abusivismo: si tratta di parrocchie, onlus o associazioni che organizzano viaggi, senza però essere imprese turistiche soggette alle norme del settore». 
A livello nazionale non esiste un elenco totale delle agenzie di viaggio, da quando la gestione del settore turistico è stata affidata alle Regioni con la riforma del Titolo V della Costituzione. Ogni Regione ha la sua legge, ma tutte devono uniformarsi al Codice del Turismo, aggiornato nel 2012. Il dato indicativo, fornito da Fiavet, è di 12mila imprese in totale. «Tutte le Regioni dovrebbero fare riferimento al Codice del Turismo, ma così non è», dice Guerra.
La crisi del settore, spiega il presidente di Assoviaggi, oggi dipende da tre fattori: «La situazione economica del Paese, l’instabilità istituzionale che crea incertezza nella gestione del settore turistico e in chi deve prenotare una vacanza, e la mancanza di risorse economiche degli italiani. Il budget è calato: 500-600 euro, al massimo mille euro. La gente non è stimolata alla spesa: con l’Iva, l’Imu e le altre tasse pendenti si pensa a risparmiare soldi».
Queste le cause della diminuzione della spesa. Ma a far traballare il settore è stata soprattutto la Rete, che ha cambiato il modo di prenotare i viaggi. E non solo in Italia. In Inghilterra, ad esempio, lo storico Thomas Cook Group ha da poco annunciato la chiusura di quasi 200 agenzie e il taglio di oltre 2.500 posti di lavoro. Secondo uno studio condotto per conto di TripAdvisor dalla società di ricerca Edelman Berland, solo il 7 per cento degli inglesi si è rivolto alle agenzie di viaggio “fisiche” per prenotare l’ultimo pacchetto turistico.
«Su Internet si trova il singolo servizio, come la prenotazione del biglietto aereo o ferroviario», dice Guerra. «L’interlocutore è frammentato, si acquisiscono informazioni qua e là. Se qualcosa va male, si perde tutto. Si trovano sia soggetti professionali, sia le trappole. L’ultima, l’overbooking delle vacanze offerte da Groupon. L’agenzia di viaggio, invece, offre anni di esperienza e professionalità, oltre che informazioni sul clima, gli aspetti sanitari, le informazioni su visto e passaporto e le situazioni a rischio. E soprattutto offre garanzie che lo schermo a cristalli liquidi del computer non può offrire, dai diritti dei viaggiatori all’assicurazione per i bagagli. Per noi il pacchetto è venduto quando il cliente ritorna e ci dice com’è andata».  
Ma chi va ancora in agenzia? «Bisogna sfatare il mito che si rivolgono a noi solo quelli di una certa età che non hanno dimestichezza con il computer», risponde Guerra, «ci sono anche molti giovani. Le agenzie si adeguano alle dinamiche del mercato, offrendo anche voli low cost e sistemazioni adeguate al budget di un giovane. E poi non tutti i giovani lavorano e hanno una carta di credito per prenotare online. Pensiamo soprattutto a quelli che hanno appena finito la scuola e vogliono fare un viaggio. Inoltre, non tutti si fidano a effettuare transazioni online oltre una certa cifra. Soprattutto gli italiani». I dati dell’Osservatorio nazionale sul turismo dicono che la fascia che più si rivolge alle agenzie è quella tra i 41 e i 50 anni, seguita dai trentenni. I clienti affezionati sono soprattutto le coppie con figli (38,9%). 
E i costi? «A conti fatti, l’agenzia è più conveniente», risponde Guerra. «Se prenoti da solo un low cost, l’aeroporto magari è lontano e devi pagare parecchio per il trasporto in città. Senza contare i costi aggiuntivi per i bagagli, che stanno aumentando a vista d’occhio. E se dovesse succedere qualcosa? Quando ci fu l’eruzione del vulcano islandese, chi aveva prenotato con le agenzie ottenne il rimborso, gli altri no. La commissione, poi, varia in base al tipo di servizio offerto. Anche nelle prenotazioni online ci sono le fee, ma sono mascherate. Certo, per un biglietto low cost la commissione non sarà più di dieci euro».
A questo punto, non resta che fare il confronto tra la prenotazione fai da te e quella tramite agenzia. Obiettivo: prenotare una vacanza in Portogallo a fine agosto, con l’intenzione di noleggiare un auto e spostarsi da Lisbona verso la costa Sud dell’Algarve.
Primo: bisogna entrare in una agenzia di viaggi e chiedere informazioni. L’agente vi fornirà un catalogo con tutte le informazioni. Il prezzo più basso, offerto in alta stagione, è di 55 euro a persona in doppia in un albergo tre stelle, e via a salire fino a 170 euro. Per il noleggio dell’auto, ci informano subito che è necessaria una carta di credito. E ci consigliano, se si vuole andare al mare, di non fermarsi sulla costa occidentale per via della nebbia. Il preventivo finale di base per una settimana, con volo Alitalia (circa 400 euro a testa andata e ritorno) e noleggio auto (40 euro al giorno per quattro giorni), è intorno a 1.000 euro a testa. Pacchetto completo.
Ora proviamo online. Non tutte le compagnie aeree low cost, anche se molto più convenienti rispetto ad Alitalia (nonostante il costo del bagaglio aggiuntivo), atterrano a Lisbona. La media del costo del volo è di circa 200 euro andata e ritorno, al quale si devono sommare più di trenta euro di trasporto in bus verso il centro città. Sull’albergo, però, ci si può sbizzarrire. I siti che offrono sistemazioni sono infiniti. Dagli hotel ai bed and breakfast, fino ai siti che ospitano annunci di proprietari che mettono a disposizione le loro case per brevi periodi. Insomma, se si vuole risparmiare, si possono spendere anche 20-25 euro a testa a notte. Il prezzo del noleggio auto non varia molto, anche si contattatano direttamente via email le agenzie locali. Il risultato è un risparmio di poco più di duecento euro. Pacchetto fai da te. 
«La differenza», dice Guerra, «è che noi possiamo cambiare i voli, con le low cost no. E soprattutto non si troveranno sorprese. Si può viaggiare tranquilli e sereni e il cliente ha tutte le informazioni e le garanzie che servono». Sicurezza contro risparmio. Ma, a quanto pare, con la crisi in tanti preferiscono il risparmio. 


Nessun commento:

Posta un commento